Famiglia d’Arte Monticelli
La famiglia d’Arte Monticelli è una delle più longeve formazioni artistiche italiane, anche al di là dello specifico settore delle marionette e dei burattini. La sua storia inizia circa a metà dell’Ottocento: a parte i piemontesi Lupi, tutte le altre formazioni tuttora operanti in Italia sono o contemporanee ai Monticelli oppure storicamente più giovani (come ad esempio i Ferrari di Parma e i Sarzi di Reggio Emilia).
Una delle peculiarità della famiglia Monticelli è quella di essere riuscita a tramandare fino a oggi il lavoro artistico di padre in figlio e a coinvolgere in questo mestiere i propri collaboratori che, in alcuni casi come ad esempio Agostino Galliano Serra, sono diventati essi stessi parte integrante della Famiglia. Ciò ha permesso di non disperdere un notevole patrimonio teatrale e di conservarlo integro, tramandandolo per via diretta di generazione in generazione. Questo nonostante il mestiere di marionettista-burattinaio fosse davvero difficile: nei ricordi di alcuni componenti della famiglia vissuti nella prima metà del Novecento è rimasto vivo nella memoria il gran freddo patito girando di pae- se in paese, quando i saltimbanchi, tenuti un po’ a distanza come gli zingari e i “diversi”, venivano ospitati nelle case periferiche, spesso senza riscaldamento, o nei casi più fortunati venivano accolti nelle canoniche delle parrocchie.
Va inoltre sottolineato come la famiglia Monticelli, conosciuta dal 1979 come “Teatro del Drago”, abbia saputo in questi ultimi tre decenni compiere un percorso creativo di genere contemporaneo, affiancandolo alla produzione strettamente legata alla tradizione.
Le notizie storiche in nostro possesso (ma molto ancora è da scoprire negli archivi storici) attestano i Monticelli come originari di Cremona, almeno a partire dal Settecento.
Dalla ricostruzione dell’albero genealogico infatti si hanno notizie dei genitori del marionettista capostipite Ariodante Monticelli: si tratta di Francesco Maria, di professione fabbro, nato a Cremona nel 1784 e di Blanda Terzani. Francesco Maria morirà nel 1852 in carcere a Mantova, dopo sei anni di reclusione. Non è dato sapere se questa detenzione fosse dettata da motivi politici o di ordine pubblico, ma la storia delle generazioni successive porterebbe a pensare che i Monticelli fossero filo-garibaldini e di conseguenza nulla vieta di ipotizzare che Francesco Monticelli fosse un simpatizzante carbonaro e che la sua reclusione fosse dettata da motivi patriottici.
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